Nell’asta di Saffron Art tengono le opere dei maestri moderni indiani

Mentre a Kochi Muziris in Kerala, raccoglie consensi la prima Biennale d’Arte Contemporanea dell’India, una rassegna dove il 70% dei 96 artisti presenti sono indiani e, molti, nati nella seconda metà degli anni ’70; nella prima quindicina di dicembre, a Londra, New York e Delhi è andata in scena l’Arte Indiana Moderna, ovvero i 70 lotti proposti dalla case d’aste indiana Saffron Art nell’ultima asta on line del 2012.
La vendita (18-19 dicembre) vedeva sia l’interessante presenza di dipinti prodotti dai maestri moderni indiani (tra la fine degli anni’50 e l’intero degli anni ‘ 60 del ‘900), quali Ram Kumar, Tyeb Mehta, M. F. Husein con quotazioni ormai stabili e tutti sopra i 100mila dollari, sia una trance di lavori di affermati artisti indiani, ma con prezzi che oscillano tra 10-20mila dollari, dunque opere capaci di soddisfare le esigenze di un collezionismo meno speculativo e anche di quella parte di giovani collezionisti indiani e mediorientali affezionati all’arte indiana moderna, sempre più presente nelle collezioni dei grandi musei e ben rappresentata nelle gallerie d’arte occidentali.

Le stime pre-vendita si attestavano attorno alle cifre di 2,75 milioni di dollari la minima e 3,4 milioni la massima, per un’asta che, compresi i buyer premium, ha fornito un totale di 1,75 milioni di dollari, con un venduto di 45 lotti su 70 e il 64% del totale. 
Hanno avuto la meglio le tele dei grandi maestri, soprattutto, quei lavori ormai appartenenti alla storia dell’arte indiana ed anche le opere capaci di raccontare una propria storia.
Emblematico l’esempio di “East End Factory London” dipinto firmato Francis Newton Souza (1924) nel 1957, quotato 80-100 mila dollari e passato di mano per 106.500 $. In questo quadro Souza, artista molto legato alla pratica del colore nell’opera, sperimenta con efficacia il monocromo per rendere più intensa e drammatica la rappresentazione. “East End Factory London” fu messo in vendita per la prima volta nel 1958 a Cape Town a sostegno del Treason Trial Found, un fondo aperto per finanziare la difesa di 156 persone, molte indiane, che si battevano contro l’aparthaid. Tra questi c’era anche il futuro presidente del Sud Africa Nelson Mandela.

Fonte: ArtEconomy24